Carrubo: proprietà, benefici, usi, controindicazioni, raccolta

Il carrubo, Ceratonia siliqua L., un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae. Introdotto, nel Medioevo dagli Arabi in Spagna, il carrubo si è poi diffuso in tutte le regioni costiere meridionali dove prospera in terreni sassosi, poveri e aridi. Più di recente, la specie è stata introdotta in zone calde e semi-aride di Australia, California, Arizona, Cile, Messico, Sud Africa ed altre. Tuttavia, la produzione commerciale di carrube (carruba è il nome del frutto, un tipo di legume chiamato lomento) rimane concentrata nella regione del Mediterraneo. L’84,81% di piante coltivate di carrubo sono distribuite tra Spagna, Marocco, Italia e Portogallo. Non è difficile imbattersi in Sicilia, Calabria o lungo la Riviera ligure in esemplari secolari inselvatichiti, dove tradizionalmente le carrube erano destinate all’alimentazione di maiali, cavali e asini. Per il consumo umano la farina di carrube è ancora oggi tra i più comuni additivi alimentari addensanti, emulsionanti, stabilizzanti e gelificanti. Ma il carrubo possiede inaspettate proprietà nutrizionali e medicinali, come vedremo in questo articolo, molte delle quali confermate dalla scienza moderna.

Ceratonia siliqua: descrizione, identificazione

La Ceratonia siliqua prospera nei terreni più poveri, dai quali riesce a estrarre tutto ciò di cui ha bisogno grazie alle sue potenti radici capaci di spingersi in profondità (fino a 18 m) alla ricerca di acqua e grazie alle quali resiste ai venti più forti. Soffre però il gelo e la nebbia. Il carrubo cresce imponente nelle zone riarse dal sole, offrendo a chi lo incontra una preziosa ombra fitta. Infatti, a prima vista si fa notare per la chioma verde intenso, espansa in larghezza e sorretta da un tronco massiccio, simile a quello dell’olivo, contorto, rivestito da una corteccia liscia e grigia quando è giovane, che diventa marrone e rugosa, man mano che matura, talvolta diviso fin da terra da cui partono i rami che si aprono in orizzontale o che ricadono verso terra.

Ceratonia siliqua, l’aspetto del tronco ricorda quello dell’ulivo [credits Photolanda]

Il suo legno è bianco-giallastro nelle sue fasi iniziali, diventando venato di rosa, poi rosso scuro e duro con l’età. Le sue foglie sono sempreverdi, piuttosto grandi (lunghe da 10 a 20 cm) e paripennate, composte da 4 a 8 foglioline, raramente di più. Queste foglioline sono ovali, intere, coriacee, verde scuro e lisce sulla parte superiore, e più chiare sotto. Essendo un sempreverde il carrubo non rimane mai senza foglie ma le rinnova gradualmente: le più vecchie si staccano tra luglio e settembre; in primavera spuntano quelle nuove. Il carrubo ha una crescita molto lenta, ma vive per molti anni, tant’è che non sono rari gli esemplari multicentenari. La Ceratonia siliqua è dioica, con una morfologia ermafrodita. I fiori sono inizialmente bisessuali, ma la successiva rimozione degli organi li rende funzionalmente unisessuali. I fiori sono piccoli (6–12 mm di lunghezza), verdi e rossastri, raccolti in corti racemi laterali, che sbocciano principalmente su rami e steli più vecchi di 2 anni direttamente dal tronco o dai rami di qualche anno, e sempre nello stesso punto dove già si erano formati in precedenza. Danno così origine a caratteristiche protuberanze chiamate “coni gemmari”. Le caratteristiche dei fiori possono variare notevolmente a seconda della cultivar. Il numero e la densità dei fiori nelle infiorescenze femminili sono inferiori a quelli nelle infiorescenze maschili ed ermafrodite. Il fiore è costituito da un pistillo (6–8,5 mm) e da uno stame rudimentale avvolto da cinque sepali pelosi, con un ovario curvo comprendente due carpelli (lunghi 5–7 mm) e numerosi ovuli. Lo stigma è costituito da due lobi. Il fiore maschile è costituito da un disco nettario con cinque delicati stami filamentosi circondati da sepali pelosi. I fiori ermafroditi includono un pistillo e cinque stami.

I fiori di carrubo, sono riuniti in coni gemmari che spuntano direttamente dal tronco [credits Tatters]

Il frutto è un lomento non deiscente, sottile, compresso, dritto o curvo e ispessito alla sutura. È lungo 10–30 cm, largo 1,5–3,5 cm, con un apice smussato o subacuto, spesso circa 1 cm. I baccelli diventano di colore marrone a maturazione, con una superficie rugosa e coriacea. La polpa è composta da uno strato esterno duro (pericarpo) e una regione interna più morbida (mesocarpo). I semi sono disposti lateralmente nei baccelli, separati dal mesocarpo. Ci sono diversi semi (4–15), tipicamente uniformi, lisci, lucidi, marroni e ovali-oblunghi (8–10 cm di lunghezza, 7–8 mm di larghezza e 3–5 mm di spessore). In generale, i semi delle varietà innestate costituiscono l’8-12% del peso del baccello, mentre quelli delle varietà selvatiche non innestate rappresentano il 16-20% del peso del baccello.

Curiosità e storia del carrubo

Il carrubo era un tempo largamente coltivato dalle popolazioni del Nord Africa e Mediterraneo orientale, come foraggio per gli animali, oltre che per l’alimentazione umana. Gli antichi Egizi si dice che utilizzassero la farina di semi di carrube come adesivo per legare le mummie. Introdotto, nel Medioevo, dagli Arabi in Spagna, oggi è assai meno coltivato in quel Paese, come pure nelle regioni settentrionali del Mediterraneo. Il nome scientifico del carrubo, Ceratonia siliqua, deriva dal greco κέρας “keras”, che significa corno, e dal latino “siliqua”, che si riferisce alla durezza e alla forma del baccello. Il suo nome comune deriva dall’ebraico “kharuv”.

I semi di carrubo, duri e difficili da scalfire, hanno una particolarità: hanno tutti lo stesso peso e la stessa dimensione. Queste qualità furono sfruttate dagli antichi per misurare il peso dell’oro e delle gemme preziose. La natura offriva loro un comodo e preciso “pesino” da mettere sul piatto della bilancia. I semi di carrubo vennero chiamati “carati“, dall’arabo قيراط, qīrāṭ, “ventiquattresima parte”, a sua volta derivante dal greco κεράτιον, kerátion (diminutivo di keras), ovvero “siliqua di carrubo”. Il carato si usa ancora oggi per esprimere l’unità di massa dell’oro e dei diamanti o per l’indicazione della purezza di leghe auree. In realtà questa antica credenza sui semi di carrubo è stata sfatata da recenti studi [0].

I semi di carrubo hanno forma e peso molto regolari [credits Mihailo Grbic]

La leggenda narra che siano state le carrube il cibo di Giovanni Battista nel deserto ed è per questo che vengono soprannominate “pane i San Giovanni”. Ancora oggi in occasione della festa ebraica Tu Bishvat o Capodanno degli alberi, la carruba è uno de frutti che vengono consumati e che simboleggia la continuità e l’attaccamento alla Terra d’Israele. Il legno di carruba è molto apprezzato nell’ebanisteria e per la produzione di carbone vegetale, mentre la corteccia e le radici sono utilizzate nella concia delle pelli.

Carcao e farina di carrube

Dalla polpa del frutto del carrubo si ottiene una farina, dal sapore molto simile al cioccolato e utilizzata come surrogato del cacao, che prende il nome di “carcao“. Il vantaggio dell’utilizzo del carcao è che, a differenza del cioccolato, non contiene stimolanti perché è privo di caffeina e teobromina.

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Dai semi di carrubo si ottiene un tipo di farina molto assorbente che la rende un ottimo addensante naturale. La farina di semi di carrube la troviamo spesso come ingrediente di salse, come la maionese, nella carne in scatola, negli insaccati, ma soprattutto nei gelati e nei prodotti latteo-caseari congelati che, grazie ad essa, restano cremosi e vellutati, senza ghiacciare. La sua presenza in etichetta è contrassegnata dalla sigla E410. Aggiunta ai prodotti da forno li mantiene fragranti. La farina di semi di carrube si usa anche nei prodotti cosmetici, per formare emulsioni e schiume da barba. Ma non solo, essa trova applicazione nella stampa, nella fotografia, nella produzione della plastica, nell’inchiostro, nel lucido da scarpe, come sostituto della pectina, della gelatina, come stabilizzatore alimentare, per la crescita batterica e altre applicazioni tessili. Nel campo della chimica, viene utilizzata come colla, prodotto lucidante, fiammifero e contro i pesticidi. Ha anche altri usi industriali come prodotto di flottazione, assorbente di umidità, sequestratore di acqua per esplosivi e nel trattamento delle superfici.

Carrube: proprietà nutrizionali

Le proprietà nutrizionali di questi frutti sono notevoli, seppur poco conosciute. Le carrube contengono zuccheri e proteine, pochi grassi, vitamina A, D, B1, B2, B3 e preziosi sali minerali quali calcio, magnesio, potassio. Forniscono anche fibre che aiutano la digestione e il transito intestinale. Le carrube fresche sono lassative, secche antidiarroiche. La farina di carrube è molto efficace contro le infezioni intestinali. Attualmente, la carruba è oggetto di studio come fonte di nuovi antiossidanti naturali, in particolare quelli presenti nel tegumento del seme e nella polpa del frutto. L’attività antiossidante è attribuita alla presenza di composti fenolici e fibre. Uno studio di Saci et al., 2020 [1] ha dimostrato che gli estratti di polpa di carruba presentano una significativa attività di rimozione dei radicali liberi, contribuendo, attraverso il consumo alimentare, alla prevenzione di molte malattie correlate allo stress ossidativo. Come riportato da alcuni studi, il carrubo avrebbe proprietà antiobesità, ovvero ridurrebbe l’accumulo dei lipidi negli adipociti, modulerebbe il profilo lipidico sierico e controbilancerebbe l’aumento di peso dovuto al consumo di diete ricche di grassi [2, 3, 4, 5]. Alcuni studi hanno evidenziato i potenziali effetti antitumorali degli estratti di carrubo [6, 7].

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A cosa fa bene il carrubo?

Le foglie, la corteccia e i semi di carrubo sono stati tradizionalmente nella cura di varie malattie, tra cui diarrea, diabete e ipertensione [8]. Si ritiene che il carrubo possieda diverse attività farmacologiche, tra cui effetti antiossidanti, antidiarroici, antibatterici, antiulcera e antinfiammatori, come dimostrato in alcuni studi in vivo ed in vitro [9, 10]. Rtibi et al., 2015, suggeriscono di utilizzare le carrube come antiossidante naturale sotto forma di integratore alimentare per la prevenzione dei danni causati dallo stress ossidativo [11]. Sempre secondo questo studio l’estratto acquoso di foglie di carrubo sarebbe in grado di ridurre l’assorbimento del glucosio in vivo e in vitro in modo dose-dipendente. Tradizionalmente, i frutti di carrubo sono stati utilizzati anche come antitussivi e contro le verruche. In Palestina, i baccelli e i semi di carrube sono utilizzati in medicina alternativa per trattare l’ipertensione [12]. Un infuso di foglie di carruba è utilizzato come emetico in casi di intossicazione acuta [13]. In Tunisia, il carrubo è utilizzato per trattare disturbi gastrointestinali e il succo di carruba è utilizzato anche contro la diarrea [14]. In Marocco, le foglie e i semi di carruba vengono impiegati nel trattamento del diabete [15,16].

Raccolta delle carrube

Da settembre e per tutto l’autunno inoltrato possiamo raccogliere le carrube che impiegano circa un anno per maturare, dopo di che cadono spontaneamente a terra. Per rendere più semplice la loro raccolta possiamo stendere ai piedi dell’albero delle reti simili a quelle utilizzate per la raccolta delle olive ed eventualmente percuotere i rami con delle lunghe aste per favorire il distacco dei legumi. Mentre compiamo quest’azione facciamo però attenzione a non danneggiare i fiori (coni gemmari) che si stanno formando.

Controindicazioni del carrubo

La carruba ha dimostrato di essere sostanzialmente sicura per il consumo animale e umano. Date le proprietà ipocolesterolemizzanti riconosciute alle carrube, è bene tuttavia evitarne il consumo in concomitanza all’assunzione di statine o di altri farmaci per abbassare il colesterolo. In presenza di diabete, il loro consumo potrebbe alterare i livelli di insulina.


Anna Elisa Catanese

Ciao sono Anna Elisa Catanese, Dott.ssa in Scienze e tecniche erboristiche, autrice principale dei contenuti di questo sito web. Sono anche una cantante e creatrice di bijoux. Ho alle spalle collaborazioni come autrice di articoli con numerosi siti quali Blasting news e Dokeo. Su Natural Magazine troverete notizie inerenti salute, benessere, alimentazione sana, rimedi naturali e molto altro ancora.

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