Vitamina D: quali sono le funzioni nei tessuti extra-scheletrici?

La vitamina D, è una vitamina liposolubile che svolge un ruolo cruciale per la salute dell’intero organismo, non solo delle ossa, come siamo soliti portati a pensare. I recettori (VDR) per questo pro-ormone (sarebbe più opportuno definirla così e non vitamina, in quanto il corpo umano può produrla autonomamente grazie all’esposizione solare) si trovano infatti distribuiti in tutti i tessuti. Scopriamo dunque quali sono le principali funzioni della Vitamina D nei tessuti extra-scheletrici, anche alla luce delle più recenti scoperte scientifiche.

Funzioni della Vitamina D

La funzione più nota della vitamina D è quella di favorire l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, minerali essenziali per la formazione e il mantenimento di ossa e denti forti. Ma sono ben altre le ragioni per cui dovremmo assicurarci il giusto apporto di vitamina D, specie quando viene meno l’esposizione della pelle ai raggi solari.

La Vitamina D rinforza le difese immunitarie

La vitamina D serve al corretto funzionamento delle cellule T, un tipo di globuli bianchi fondamentali per il sistema immunitario adattivo, quello che impara a riconoscere e combattere specifici agenti patogeni. La carenza di vitamina D è associata a una maggiore suscettibilità alle infezioni, in particolare quelle respiratorie. Recenti pubblicazioni scientifiche [1] hanno ad esempio associato bassi livelli di vitamina D a esiti più gravi di COVID-19.

Svolge un ruolo di immunomodulatore

Oltre a stimolare le difese, la vitamina D svolge un ruolo di “modulatore” del sistema immunitario. Questo significa che può aiutare a calmare una risposta immunitaria eccessiva, come quella che si verifica nelle malattie autoimmuni. La vitamina D infatti agisce sui recettori VDR presenti nelle cellule immunitarie (come i linfociti e i macrofagi), riducendo la produzione di molecole che promuovono l’infiammazione, come l’interleuchina-6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α). Contemporaneamente, favorisce la produzione di citochine che inibiscono l’infiammazione, come l’interleuchina-10 (IL-10). In questo modo la vitamina D aiuta a regolare il sistema immunitario per evitare che attacchi per errore i tessuti sani dell’organismo. Studi recenti [2], hanno esplorato il legame tra bassi livelli vitamina D e malattie infiammatorie intestinali (come il morbo di Crohn), sottolineando come questi possano essere associati a un rischio maggiore di riacutizzazioni della malattia e complicanze.

Vitamina D: attività antinfiammatoria

Uno studio australiano [3], ha analizzato i dati relativi a circa 300mila persone. Bassi livelli di vitamina D si associavano a valori più alti di proteina C-reattiva (un noto marcatore di infiammazione). I ricercatori hanno ipotizzato che l’aumento dei livelli di vitamina D nelle persone carenti possa ridurre l’infiammazione cronica, contribuendo a prevenire malattie infiammatorie come quelle cardiovascolari, il diabete e le malattie autoimmuni.

Migliora la composizione del microbiota

Numerosi studi [4] hanno osservato come livelli adeguati di vitamina D favoriscano la crescita di batteri benefici, quali bifidobatteri e lattobacilli. Questi batteri “buoni” sono fondamentali per la salute intestinale, aiutano a mantenere l’equilibrio della flora e a rinforzare la barriera intestinale. Una barriera intestinale sana impedisce a batteri e tossine di passare nel circolo sanguigno. Di contro una barriera intestinale compromessa, (intestino permeabile), è collegata a risposte immunitarie anomale e infiammazione cronica.

Proprietà antitumorali della vitamina D

Il legame tra carenza di vitamina D, disbiosi (squilibrio della flora intestinale) e aumento del rischio di tumore del colon-retto è mediato in parte dall’infiammazione. La vitamina D, agendo come un agente antinfiammatorio, contribuisce a ridurre l’infiammazione cronica nel colon che è un fattore di rischio per la formazione di tumori. La forma attiva della vitamina D, il calcitriolo, esercita effetti antitumorali diretti, inibendo la crescita delle cellule tumorali e promuovendo la loro morte programmata (apoptosi). Recenti studi [5] hanno dimostrato che la vitamina D può migliorare il microbioma in modo da rafforzare la risposta immunitaria dell’organismo contro il cancro.

La Vitamina D combatte ansia e depressione

Diversi studi avrebbero associato la carenza di vitamina D ad un maggior rischio di disturbi dell’umore. Un’ampia meta-analisi del 2022 [6] ha confermato che l’integrazione di vitamina D può ridurre i sintomi depressivi negli adulti affetti da depressione. In particolare sembra che siano le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e neuromodulatorie a contribuire agli effetti antidepressivi e ansiolitici di questa vitamina. La ricerca ha identificato diversi meccanismi attraverso i quali la vitamina D può influenzare il benessere mentale. Essa agisce come un modulatore per l’umore, grazie all’ampia distribuzione dei recettori VDR in aree del cervello strettamente coinvolte nella patofisiologia dei disturbi depressivi e d’ansia. Inoltre il calcitriolo, regola la trascrizione genica nel cervello per indurre la sintesi della serotonina, l’ormone chiave per stabilizzare l’umore.

L’obesità può causare carenza di vitamina D e viceversa

Tra i campi di studio più interessanti vi sono quelli che mettono in relazione carenza di vitamina D e obesità. L’obesità è un fattore di rischio consolidato per la carenza di vitamina D. Poiché la vitamina D è liposolubile, il suo sequestro nel tessuto adiposo è uno dei meccanismi principali. In un documento pubblicato a giugno 2025 [7], il NIH afferma che: “l’obesità non influisce sulla capacità della pelle di sintetizzare la vitamina D. Tuttavia, una maggiore quantità di grasso sottocutaneo sequestra una quantità maggiore della vitamina”. Questo sequestro riduce la disponibilità di vitamina D nel sangue. La relazione tra obesità e carenza di vitamina D non è a senso unico: la carenza può essere causata dal sovrappeso, ma una carenza di vitamina D può essa stessa causare un aumento di peso.

Il calcitriolo infatti influenza i livelli e la sensibilità alla leptina, un ormone prodotto dal tessuto adiposo che regola l’appetito e la sazietà. La leptina ha il compito di segnalare al cervello che il corpo ha immagazzinato abbastanza energia, riducendo l’appetito. Nei soggetti obesi, si verifica spesso una resistenza alla leptina, il che significa che il cervello non riceve correttamente il segnale di sazietà, portando a un’alimentazione eccessiva. La carenza di vitamina D può contribuire a questa resistenza. Un’ampia revisione del 2022 [8] ha evidenziato come la supplementazione di vitamina D, possa contribuire al ripristino di livelli adeguati di leptina.

La Vitamina D protegge la muscolatura

La vitamina D contribuisce al mantenimento delle normali funzioni muscolari e, secondo alcuni studi [8, 9, 10, 11], concorrerebbe a ridurre il rischio di cadute e l’instabilità posturale dovuta proprio alla debolezza muscolare. Questa vitamina riveste un ruolo importante nella sintesi proteica, necessaria alla costituzione della massa muscolare. E infatti uno dei sintomi di una sua carenza è la mialgia, ovvero il dolore muscolare. La mialgia e la debolezza possono manifestarsi anche a livelli moderati di insufficienza. In casi gravi, si possono verificare anche spasmi muscolari (tetania). I meccanismi che legano la carenza di questa vitamina alla debolezza muscolare, alla riduzione della massa e all’aumento del rischio di cadute sono molteplici e complessi:

  • Azione anabolica e funzione muscolare: la vitamina D esercita un’azione anabolica sul muscolo, influenzando positivamente la forza e la performance muscolare. Livelli adeguati di vitamina D sono associati a una maggiore forza della parte inferiore delle gambe e a un miglioramento delle prestazioni fisiche, specialmente negli anziani;
  • Protezione contro la sarcopenia: bassi livelli di vitamina D aumentano notevolmente il rischio di sarcopenia (perdita di massa muscolare scheletrica) legata all’età. Una carenza prolungata è associata a una riduzione del trofismo e del tono muscolare;
  • Stabilità posturale e recupero: in soggetti con carenza di vitamina D, l’integrazione, unita ad un’adeguata attività fisica ha mostrato effetti benefici sulla stabilità posturale e ha contribuito a ridurre il rischio di cadute, in particolare negli anziani fragili; gli effetti positivi sulla riduzione delle cadute sono attribuiti a un miglioramento generale della funzione neuromuscolare. La vitamina D influenza il trasporto del calcio nel reticolo sarcoplasmatico, fondamentale per la contrazione muscolare;
  • Funzione mitocondriale: la ricerca più recente ha evidenziato un legame tra la carenza di vitamina D e un’alterata funzione mitocondriale nelle cellule muscolari scheletriche, il che influisce sulla capacità di convertire i nutrienti in energia, compromettendo la salute generale del muscolo.

Vitamina D: fonti alimentari

Il miglior modo per procurarci la vitamina D è l’esposizione della pelle ai raggi solari. La maggior parte degli esperti concorda che un’esposizione di 10-30 minuti al giorno, su viso, braccia e gambe, sia sufficiente affinché il nostro corpo produca i giusti livelli di questo pro-ormone. Tuttavia, specie in inverno, la copertura nuvolosa e l’inquinamento atmosferico riducono la quantità di raggi UVB che raggiungono la pelle. Le fonti alimentari di vitamina D sono molto poche: la troviamo nei pesci, soprattutto nel salmone selvaggio, ma anche in aringhe, pesce spada e bottarga, nel tuorlo dell’uovo e in burro o latte intero. Per quanto riguarda le fonti vegetali abbiamo i funghi che contengono vitamina D2 (ergocalciferolo). Oggi si trovano sempre più spesso alimenti “rinforzati” con questa vitamina, come yogurt, succhi di frutta o bevande vegetali.

Integratori

La forma più biodisponibile per il corpo è la vitamina D3. Gli integratori in commercio ne forniscono in media 1000-2000 Unità internazionali, che è l’unità di misura con la quale si calcola il dosaggio. La forma farmaceutica può essere in capsule, in gocce o in pellicole da sciogliere in bocca. Esistono anche integratori per vegani contenenti vitamina D3 estratta dai licheni. La posologia dipende dal personale grado di carenza di questa vitamina. È necessario farsi consigliare dal medico per la sua assunzione, poiché viene accumulata nel corpo e, in caso di sovradosaggio, può comportare effetti collaterali, come ipercalcemia, ipertensione o nausea.

Lo sport aumenta la disponibilità di vitamina D

L’esercizio fisico contribuisce a migliorare la disponibilità di vitamina D nell’organismo. Per ottenere il massimo beneficio, è consigliabile combinare un’attività sportiva regolare con un’esposizione solare sicura. Un recente studio dell’Università di Bath, nel Regno Unito (maggio 2025) [12], ha mostrato che l’esercizio fisico regolare può stabilizzare i livelli di calcitriolo anche durante l’inverno, quando l’esposizione solare è ridotta.

Conclusioni

Le funzioni extra-scheletriche della vitamina D sono sorprendentemente numerose e supportate da un’ampia letteratura scientifica. Assicurarci il giusto di livello di questo pro-ormone è fondamentale per la salute dell’intero organismo. Ciò può avvenire attraverso l’esposizione della pelle ai raggi UV, una regolare attività fisica e l’introduzione di alimenti che la contengono, come pesci grassi e funghi. L’assunzione di integratori dovrà avvenire solo in caso di carenze e sotto consiglio medico.

Quanto riportato su questo articolo ha il solo scopo informativo. Per qualsiasi parere o dubbio consultare il medico.

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Anna Elisa Catanese

Ciao sono Anna Elisa Catanese, Dott.ssa in Scienze e tecniche erboristiche, autrice principale dei contenuti di questo sito web. Sono anche una cantante e creatrice di bijoux. Ho alle spalle collaborazioni come autrice di articoli con numerosi siti quali Blasting news e Dokeo. Su Natural Magazine troverete notizie inerenti salute, benessere, alimentazione sana, rimedi naturali e molto altro ancora.

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