Migliorare la memoria: respirare dal naso consolida i ricordi

I ricordi più indelebili, belli o brutti che siano, sono quelli che ci sembra di rivivere in toto tutte le volte che riemergono dal cassetto della memoria. Ne possiamo descrivere ogni minimo particolare, immagini, colori, suoni e odori. Il modo in cui respiriamo sembrerebbe incidere sulla capacità di consolidare i ricordi, quante volte un profumo familiare ci ha rimandato a qualcosa di già vissuto?  In particolare respirare dal naso, anziché dalla bocca potrebbe fare la differenza secondo quelli che sono i risultati di un recente studio condotto dalla Karolinska Institutet in Svezia pubblicato su The Journal of Neuroscience.

Respirazione e memoria

La medicina tradizionale e le discipline olistiche hanno da sempre sottolineato l’importanza della respirazione. Non è un caso che anche solo il ritmo del respiro possa dirci molto di noi: quando abbiamo paura il ritmo si fa affannoso e più veloce; quando stiamo bene in un luogo arieggiato, viene spontaneo respirare in maniera più profonda e rilassata; prima di affrontare una prova, pochi respiri profondi e controllati ci aiuteranno a sentirci più lucidi e pronti; più spesso il respiro, complice una vita frenetica e che letteralmente “ci toglie il respiro”, è irregolare e troppo superficiale. Tecniche di meditazione come lo yoga sono spesso utili per abbassare i livelli di stress proprio grazie ad un recupero della capacità di respirare in maniera più profonda e regolare, con benefici su mente, corpo e spirito.

Ma a tutto c’è una spiegazione. Già in precedenza uno studio della Northwester University Feinberg School of medicine di Chicago aveva dimostrato come il ritmo della respirazione crei un’attività elettrica nel cervello umano che migliora i giudizi emotivi e il ricordo. I partecipanti furono in grado di identificare una faccia capace di incutere timore più rapidamente se la vedevano durante la fase d’inspirazione rispetto alla fase di espirazione. Inoltre gli stessi furono più propensi a ricordare meglio un oggetto se lo visualizzavano durante l’inspirazione piuttosto che durante l’espirazione. L’effetto scompariva se la respirazione avveniva attraverso la bocca. Ciò fu associato a importanti differenze nell’attività cerebrale nell’amigdala e nell’ippocampo durante l’inspirazione rispetto all’espirazione. Infatti, secondo quanto sostenuto dagli scienziati di Chicago, quando si inspira vengono stimolati i neuroni nella corteccia olfattiva, nell’amigdala e nell’ippocampo, in tutto il sistema limbico, aree tipicamente associate a funzioni quali l’elaborazione della paura e della memoria.

Ciò spiegherebbe perché respiriamo più velocemente durante uno stato di pericolo (ciò potrebbe avere un impatto positivo sulla funzione cerebrale e comportare tempi di risposta più rapidi) e più lentamente quando siamo rilassati (ad esempio durante la meditazione, un respiro più lento e consapevole permetterebbe di sincronizzare le oscillazioni cerebrali attraverso la rete limbica). Tuttavia come avviene la sincronizzazione della respirazione e dell’attività cerebrale  e come influenza il cervello e quindi il nostro comportamento è ancora sconosciuto. Ma il nuovo studio svedese ci regala un altro curioso aspetto sul potere della respirazione.

Memoria migliore se respiriamo dal naso

Artin Arshamian, ricercatore presso il Dipartimento di Neuroscienze Cliniche, Karolinska Institutet è lieto di illustrare il nuovo studio riguardo a memoria e respirazione: “Il nostro studio dimostra che ricordiamo meglio gli odori se respiriamo attraverso il naso quando la memoria viene consolidata – il processo che avviene tra l’apprendimento e il recupero della memoria“. Per lo studio in questione, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di apprendere dodici diversi odori in due occasioni separate, respirando la prima volta solo attraverso il naso e la seconda solo attraverso la bocca con il naso tappato, per un’ora. Quando il tempo è scaduto, ai volontari sono stati presentati dodici odori, ed è stato chiesto loro di riferire se si trattassero di quelli annusati durante la fase di apprendimento o se fossero nuovi.

I risultati hanno dimostrato che quando i partecipanti respiravano attraverso il naso durante la fase di consolidamento del ricordo, ricordavano meglio gli odori. “Il prossimo passo sarà misurare ciò che accade realmente nel cervello durante la respirazione e come questo sia collegato alla memoria“, afferma il dott. Arshamian. “Questa era in precedenza una pratica impossibilitata dal fatto che gli elettrodi dovevano essere inseriti direttamente nel cervello, siamo riusciti a risolvere questo problema e ora stiamo sviluppando, con il mio collega Johan Lundström, un nuovo mezzo per misurare l’attività nel bulbo olfattivo e il cervello senza dover inserire elettrodi “.

L’idea che la respirazione influisca sul nostro comportamento non è in realtà nuova“, conclude il dott. Arshamian, che per i prossimi studi potrà contare dunque su questa nuova tecnica, meno invasiva: “In realtà, la conoscenza esiste da migliaia di anni in ambiti come la meditazione, ma nessuno è riuscito a dimostrare scientificamente ciò che accade nel cervello: ora abbiamo strumenti in grado di rivelare nuove conoscenze cliniche“.

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Anna Elisa Catanese

Ciao sono Anna Elisa Catanese, Dott.ssa in Scienze e tecniche erboristiche, autrice principale dei contenuti di questo sito web. Sono anche una cantante e creatrice di bijoux. Ho alle spalle collaborazioni come autrice di articoli con numerosi siti quali Blasting news e Dokeo. Su Natural Magazine troverete notizie inerenti salute, benessere, alimentazione sana, rimedi naturali e molto altro ancora.

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