L’insonnia è il secondo disturbo mentale più diffuso al mondo. Chi ne soffre sa bene quanto le lunghe notti in bianco siano in grado di interferire nella vita di tutti i giorni: sonnolenza diurna, scarsa concentrazione, scarso rendimento sul lavoro, mancanza di energie spesso compensate dall’abuso di caffè o cibi ipercalorici. Come in un circolo vizioso ciò genera stress e frustrazione che sfiancano sia mentalmente che fisicamente.
Non per niente l’insonnia è considerata un fattore di rischio primario per la depressione. Ma l’insonnia non è tutta uguale. A rivelare l’esistenza di almeno 5 tipi di insonnia ci hanno pensato gli scienziati del Netherlands Institute for Neuroscience, Olanda. La ricerca ha coinvolto migliaia di persone, iscritte a un registro del sonno online, ed i suoi risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Lancet Psychiatry .
Insonnia: non è tutta uguale
“Anche se abbiamo sempre considerato l’insonnia come un disturbo”, afferma Tessa Blanken del Dipartimento di Sonno e Cognizione, “rappresenta in realtà cinque diversi disordini”. L’insonnia acuta o a breve termine dura pochi giorni o settimane. Essa dipende da eventi traumatici o dalla pressione esercitata da problemi familiari o lavorativi. Altre persone lamentano una forma cronica che si trascina per mesi o ancora più a lungo. Molto si conosce dei meccanismi cerebrali dell’insonnia, ma alcuni trattamenti sembrano funzionare su alcune persone, molto meno su altre. Perché? Blanken e colleghi pensano che ciò possa dipendere dal fatto che esistano diversi tipi di insonnia, non ancora riconosciuti.
I 5 tipi di insonnia
Lo studio dei ricercatori olandesi si è svolto in 3 parti. In primo luogo, sono stati analizzati i risultati di 34 questionari compilati da 4.322 volontari (ogni volontario ne aveva compilato almeno 1) facenti parte del registro del sonno dei Paesi Bassi, attraverso cui sono stati valutati i tratti della personalità, che gli scienziati hanno poi collegato alle differenze nella funzione e nella struttura del cervello.
I volontari hanno inoltre compilato un questionario demografico e uno per la valutazione del loro Insomnia Severity Index (ISI), tra il 2 marzo 2010 e il 28 ottobre 2016. 2224 (il 51%) partecipanti hanno dimostrato probabili disturbi d’insonnia con un punteggio ISI di almeno 10 e 2098 (49%) di essi hanno ottenuto un punteggio ISI inferiore e sono serviti come gruppo di controllo. Utilizzando un metodo chiamato “latent class analyses” grazie ai dati ottenuti, i ricercatori hanno identificato cinque tipi di insonnia, ovvero:
- Tipo 1 “altamente angosciato”: punteggi elevati su tratti di personalità angoscianti, come il nevroticismo e il “sentirsi giù o tesi”;
- Tipo 2 “moderatamente angosciato, ma sensibile alla ricompensa”: i punteggi indicano che le risposte alle “emozioni piacevoli” sono intatte;
- Tipo 3 “moderatamente angosciato e insensibile alla ricompensa”;
- Tipo 4 “leggermente angosciato con alta reattività”: i sintomi dell’insonnia variano in base a “ambiente e eventi della vita”.
- Tipo 5 “leggermente angosciato con bassa reattività.”
Per confermare tali risultati, nella seconda parte dello studio è stata valutata una “seconda coorte non sovrapponibile” di 251 nuovi volontari, sempre reclutata dal registro del sonno. Infine, 5 anni dopo, nella terza parte dello studio, il team ha rivalutato 215 volontari del primo campione concludendo che gli individui avevano per lo più conservato il loro tipo di insonnia “indicando un’elevata stabilità della classificazione”.
Altre differenze tra i tipi di insonnia
Un ulteriore esame ha anche rivelato altre differenze misurabili nei cinque tipi di insonnia. Ad esempio, gli elettroencefalogrammi hanno rivelato differenze distinte nelle risposte del cervello agli stimoli esterni. Questo rafforza l’idea che la ricerca sul cervello possa ancora svelarci alcuni meccanismi sottostanti l’insonnia. I ricercatori hanno anche scoperto che i tipi di insonnia identificati differivano nelle risposte al trattamento con farmaci e terapia comportamentale cognitiva.
Sono stati inoltre sorpresi dal fatto che i tipi d’insonnia non variassero in base a fattori correlati ai sintomi, come ad esempio la difficoltà ad addormentarsi rispetto all’inizio del risveglio, suggerendo il fatto che studi precedenti, non fossero riusciti a classificare i tipi d’insonnia proprio perché si erano concentrati troppo sui sintomi. Inoltre, il rischio di sviluppare depressione variava ampiamente tra i tipi di insonnia. Gli autori hanno già iniziato a studiare i modi per prevenire la depressione nelle persone con il tipo di insonnia che comporta il rischio più elevato (tipo 1).
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