Un tempo molto diffuso, poiché indispensabile per l’allevamento del baco da seta, oggi il gelso è quasi scomparso dalle nostre campagne, anche se capita di incontrarlo presso i vecchi poderi. Oltre a produrre grosse more dolcissime, il gelso bianco (Morus alba) e il gelso nero (Morus nigra) sono due begli alberi che si possono coltivare anche a scopo ornamentale.
Gelso bianco o nero: differenze e caratteristiche
Morus nigra e Morus alba sono degli alberi da frutto appartenenti alla famiglia delle Moracee. Il fusto del gelso può raggiungere i 20 m d’altezza. La chioma è aperta e i rami possono essere giallo-grigiastri, se si tratta di un moro bianco, o marroni-rossastri se si tratta di un moro nero. Il moro bianco è originario di Cina e Giappone e si è diffuso in Europa proprio per l’allevamento dei bachi da seta, che si cibavano quasi esclusivamente delle sue foglie. Il gelso nero proviene dal Medio oriente (Persia, Turchia, Arabia) ed è coltivato in Italia fin dai tempi degli antichi Romani che ne apprezzavano i frutti. Il nome comune “gelso” deriva proprio dalla denominazione latina Morus celsa, cioè moro alto, per distinguerlo dalla mora di rovo che è invece un arbusto dalle dimensioni ben più contenute.
L’albero del gelso può raggiungere i 100 anni d’età e in condizioni particolari può resistere più secoli. Il moro ha un tronco eretto, variamente ramificato, rivestito da una corteccia screpolata con piccole scaglie. Le foglie caduche, di un bel verde brillante sono seghettate e hanno forma ovale o cordiforme, di 7 – 14 cm di lunghezza e 4 cm di larghezza, piuttosto lisce nella parte superiore e con le nervature in rilievo nella parte inferiore. Forma e grandezza delle foglie di gelso possono apparire diverse anche sullo stesso ramo. I fiori di gelso sono costituiti da infiorescenze biancastre di scarso interesse estetico.
Gelso nero e gelso bianco: usi e proprietà
Il Morus alba è stato oggetti di studi che hanno dimostrato azione antibatterica, efficace contro la carie dentaria [1]. La radice, la corteccia, i frutti e le foglie del gelso sono tradizionalmente impiegati per le proprietà ipoglicemizzanti, diuretiche e lassative, oggi confermate dalla scienza [2, 3]. Hanno inoltre dimostrato effetti benefici anche contro il virus dell’HIV [4]. Le foglie del Morus nigra, un tempo, erano considerate febbrifughe e astringenti; nei Balcani sono ancora oggi usate per le proprietà antidiabetiche. Lo sciroppo di more di gelso è un antisettico delle vie orali, calmante della tosse e blandamente lassativo. Le more di gelso contengono circa il 10% di zuccheri e le vitamine essenziali in piccole quantità.
Coltivazione del Morus
Il moro si mette a dimora in autunno o in primavera, dopo aver preparato adeguatamente il terreno con uno scasso di adeguata profondità e larghezza. Il terreno per la coltivazione del gelso deve risultare ben lavorato, opportunamente arricchito con letame maturo, lasciato sedimentare per almeno un mese, e con un regolare drenaggio. Il moro non necessita di cure specifiche; si applicano invece tutte le attenzioni fornite alle piante da frutto, evitando l’insorgere di piante infestanti e provvedendo ad un’adeguata irrigazione nei periodi più asciutti. La moltiplicazione del moro avviene per talea legnosa, all’inizio della primavera.
Potatura
Come per tutte le piante da frutto, nei primi anni dopo la messa a dimora, si dovrà predisporre, in primavera, una potatura di formazione che induca il gelso ad assumere la forma più adatta. Generalmente si cerca di sviluppare la cosiddetta “testa di moro“, dalla quale partiranno i rami.
La potatura di produzione del gelso, invece, si pratica dopo i primi 3-4 anni e si esegue per favorire la produzione di nuovi rami e l’irrobustimento di quelli destinati a diventare le branche primarie. Il moro è una delle piante che meno soffrono della sfogliatura, perché ha la possibilità di reintegrare velocemente le foglie. La potatura del gelso consiste nel taglio dei rami alla base, a livello della testa di moro.
Nella coltivazione destinata alla produzione di frutti si possono praticare due potature, una estiva e una invernale. La prima viene effettuata per accorciare i rami laterali dell’albero, in modo da non appesantirlo troppo (molto utile, specie dove in inverno la neve cade abbondante). La potatura invernale invece, lontano dalle gelate, serve a stimolare lo sviluppo vegetativo. Plinio il Vecchio chiamava il moro “sapientissima arborum“, perché aveva notato che emette le nuove foglie soltanto quando il rischio di gelate tardive è sicuramente passato.
Raccolta delle more di gelso
Il moro è stato per anni coltivato soprattutto per le sue foglie indispensabili per l’allevamento dei bachi da seta, ma oggi è apprezzato per i suoi frutti, più grossi della comune mora di rovo, meno aspri e piuttosto dolci, ideali per insaporire le macedonie di frutta o per realizzare marmellate. Il periodo di maturazione e raccolta delle more di gelso è quello estivo, tra luglio e agosto. Le more mature hanno la caratteristica di cadere portandosi dietro il picciolo che le univa al ramo.
Correlati
- Melo: coltivazione, cura, potatura, concimazioni, malattie
- Pesco: coltivazione, cure, raccolta, cultivar più diffuse
- Berberis o crespino: coltivazione, cura, specie più belle
- Cocomero o anguria: storia, curiosità, coltivazione, semina, raccolta
- More di rovo: benefici e proprietà di questo frutto di bosco