Melo: coltivazione, cura, potatura, concimazioni, malattie

L‘autunno è il periodo ideale per piantare in giardino il melo, albero da frutto che comprende numerose varietà, che con le giuste cure potrà regalarci i suoi gustosi e salutari frutti, le mele. Il melo, Malus communis appartiene alla famiglia delle Pomaceae ed è originario del Caucaso, ma viene coltivato in tutta Europa da molti secoli. In Italia si producono fino ai 2/3 delle mele per il consumo fresco, mentre negli altri Paesi le mele vengono perlopiù prodotte ed impiegate nell’industria conserviera.

Emilia Romagna, Veneto e Trentino sono le regioni dove la coltivazione del melo avviene in maniera sistematica ed intensiva, ma quest’albero da frutto è presente in tutti gli orti del territorio nazionale.

Melo: descrizione botanica

Il melo è un albero dalla chioma ampia, caratterizzato da foglie di forma ovale, con il margine leggermente seghettato e pagina inferiore vellutata. L’apparato radicale del melo è vigoroso e si sviluppa anche in profondità: nei meli innestati su portainnesti tradizionali le radici possono spingersi fino a 150 cm di profondità, mentre quelli innestati su portainnesti moderni nanizzati possono raggiungere gli 80-100 cm di profondità.

I fiori del melo sbocciano in marzo-aprile e sono di color bianco-rosato, a cinque petali, raggruppati in infiorescenze. I frutti (pomo o falso frutto, il vero frutto è il torsolo, la parte considerata commestibile invece è il ricettacolo), a seconda della varietà possono essere raccolti dall’estate all’autunno e possono essere di color rosso, giallo, verde, uniforme o striato, di forma globosa o a tronco di cono e con la superficie regolare, tutti caratterizzati da due infossature, una superiore dove è attaccato il picciolo, l’altra inferiore.

Velocità di crescita e produttività del melo

Come tutti gli alberi da frutto, anche il melo ha una crescita piuttosto lenta che in genere comprende 4 fasi:

  • Fase improduttiva: dopo che è stato piantato i primi 3-4 anni il melo non produce frutti, ma si sviluppano solo gli organi vegetativi (foglie, fusti e radici);
  • Fase produttiva crescente: per i 6-8 anni successivi abbiamo una produzione di mele via via crescente;
  • Fase a produttività costante: il melo da qui in avanti produrrà mele ai massimi livelli, per un periodo di 20 anni e oltre;
  • Fase a produttività decrescente: l’ultima fase del melo è caratterizzata da una diminuzione, di anno in anno della produzione dei frutti.

Melo: esposizione e temperatura

Il melo desidera un’esposizione in pieno sole e non tollera l’ombra nemmeno poche ore al giorno. Il melo ha una buona resistenza la freddo e sopporta temperature di anche – 22° C, ma non gradisce il vento e le estati eccessivamente calde e asciutte. Quest’albero da frutto cresce bene con temperature intorno ai 16-20° C, mentre il caldo sopra i 28-30° C ne rallenta lo sviluppo. È un albero dunque adatto ad un clima fresco di zone collinari e di montagna.

Terreno e messa a dimora del melo

Il melo predilige un terreno fresco e ricco di materia organica. Tollera anche il terreno un po’ argilloso, purché non vi siano eccessivi e prolungati ristagni d’acqua. Il terreno per la messa a dimora del melo va preparato scavando una fossa di 1,50 m di profondità. Zappiamo la terra con cura , sminuzzando bene le zolle. Tra ottobre e fine novembre è il periodo migliore per piantare un melo in giardino, ma se l’inverno è molto rigido è meglio rimandare quest’operazione a quando la temperatura si assesterà sopra i 4° C.

Ciascun albero di melo dev’essere posto ad almeno 4 m di distanza l’uno dall’altro in buche da 30 cm di profondità, sufficienti ad accogliere completamente il pane di terra dell’astone. Il terreno va compresso leggermente contro il pane di terra e quindi livellato perfettamente. Per questo, se occorre, può essere utile apportare nuova terra in modo che non risultino infossature. Fatto questo l’astone va accorciato a circa 60 cm d’altezza per favorire l’emissione di nuovi rami laterali.

Potatura del melo

Il melo dev’essere potato regolarmente con procedimenti che possono differire a seconda della varietà, ma essenzialmente sono previsti due tipi di potatura. La potatura di allevamento va eseguita nei primi anni di crescita dell’alberello ed ha il compito di dare forma alla pianta. La potatura di produzione è invece necessaria per rinnovare i rami fruttiferi, ovvero eliminare i rami vecchi e improduttivi per consentire lo sviluppo di quelli giovani.

Nella fase produttiva crescente, per almeno 3 anni, sarà necessario effettuare entrambe le potature, fintanto che la pianta non avrà raggiunto la sua forma adulta. La potatura di produzione va eseguita in inverno dopo la caduta delle foglie e fino a 3 settimane prima del risveglio vegetativo. Tagliamo tutti i rami rotti, secchi o troppo intricati al fine di arieggiare e alleggerire la chioma.

Eliminiamo alla base il 25% delle lamburde, ovvero tutti i rami di 4 anni, destinati pertanto a produrre frutti piccoli e scadenti. La lamburda è un rametto di circa 5 cm che termina con una gemma a fiore ed è il principale tipo di ramo fruttifero. Potiamo anche il 50% dei brindilli, rami sottili lunghi 20-30 cm, provvisti di una gemma apicale mista, anch’essi quindi produttivi. Il brindillo ha un ciclo produttivo di un solo anno: eliminiamo quelli dell’anno precedente, lasciamo i nuovi. Polloni e succhioni, che sono sempre improduttivi, vanno tagliati in estate alla base (potatura verde).

Alcune varietà di meli, come quelli appartenenti al gruppo Delicious rosse, richiedono anche un diradamento dei frutti, da eseguire un mese dopo la fioritura per consentire ai frutti rimasti di svilupparsi meglio.

Gli innesti

La specie principale da cui derivano tutte le varietà di melo è il melo comune Malus communis che raggunge i 10 metri di altezza. Ma vie è un’altra specie più bassa il Malus pumilia dalla quale si ricavano i portainnesti. Più precisamente vengono utilizzate due sottospecie del Malus pumilia: Malus pumilia paradisiaca e Malus pumilia praecox gallica.

Dalla prima, detta melo paradiso, si ricavano portainnesti poco vigorosi, contraddistinti dalla lettera M seguita da un numero, dalla seconda, chiamata melo dolcino, si ricavano, con un incrocio con il melo paradiso, portainnesti di media vigoria, contraddistinti dalle lettere MM seguite da un numero.

Moltiplicazione del melo

La moltiplicazione del melo avviene di solito per via vegetativa, utilizzando delle barbatelle innestate, cioè delle porzioni di pianta legnose (talee) che sono state soggette a innesto e hanno già prodotto radici. Si tratta in pratica di astoni, cioè di singoli fusti dotati di pochi e corti rami, alti circa un metro e di uno-due anni d’età dotati di poche radici avvolte in un pane di terra. Il melo può anche essere riprodotto per seme, ma in tal caso sono necessari 6-7 anni prima che produca il frutto.

Melo: concimazioni, innaffiature ed altre cure

Oltre alla potatura, il melo necessita tutti gli anni di alcune semplici cure. Innanzitutto la rincalzatura del terreno intorno al colletto da effettuare nelle zone di montagna per proteggere la pianta dal freddo. Inoltre è bene effettuare una o più sarchiature per arieggiare lo strato superficiale del terreno ed eliminare le erbe infestanti. Se abbiamo innesti nanizzati, con radici superficiali, quest’operazione va eseguita con molta attenzione per non danneggiare le radici.

Per quanto riguarda le concimazioni, il melo esige molta sostanza organica che è bene inglobare già al momento della preparazione del terreno alla fine dell’estate. Per arricchire il terreno si può interrare in autunno del letame maturo, operazione che va effettuata in seguito ogni 3 anni. Al posto dello stallatico si possono utilizzare fertilizzanti chimici a lenta cessione, sostituiti da quelli a pronto effetto in primavera, 2-3 settimane prima del germogliamento.

Il melo desidera molta acqua. Un buon sistema d’irrigazione è quello a pioggia o a goccia. Tuttavia facciamo molta attenzione ai ristagni idrici: è meglio innaffiare il melo con costanti, ma limitate quantità di acqua.

Malattie e parassiti più comuni del melo

Il melo può essere attaccato da diversi parassiti e malattie tutti facilmente individuabili e riconoscibili. L’oziorrinco attacca le foglie durante il mese di giugno, l’afide verde punge le nervature delle foglie e ne succhia la linfa. L’attacco dell’oidio o mal bianco si riconosce per la formazione di macchie bianche polvirulente nella parte inferiore delle foglie. L’antonomo depone le uova nelle gemme da fiore e i fiori tendono a cadere prima di schiudersi. Delle escrescenze simili a nodi e delle screpolature sulla corteccia segnalano la presenza dell’afide lanigero.

I frutti, le mele, possono essere invece attaccati dalla carpocapsa, una larva gialla di piccole dimensioni che scava gallerie nella polpa. Infine, la ticchiolatura provoca la comparsa di macchie grigiastre sulle foglie e color verde oliva sui frutti la cui buccia si spacca. Il controllo sistematico e l’intervento tempestivo con prodotti specifici è determinate per non rovinare il raccolto. In ogni caso evitiamo i trattamenti antiparassitari durante la fioritura per non danneggiare gli insetti impollinatori.

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Anna Elisa Catanese

Ciao sono Anna Elisa Catanese, Dott.ssa in Scienze e tecniche erboristiche, autrice principale dei contenuti di questo sito web. Sono anche una cantante e creatrice di bijoux. Ho alle spalle collaborazioni come autrice di articoli con numerosi siti quali Blasting news e Dokeo. Su Natural Magazine troverete notizie inerenti salute, benessere, alimentazione sana, rimedi naturali e molto altro ancora.

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