I prodotti chimici presenti nell’acqua di rubinetto chiamati trialometani: “possono causare il 5% di tutti i casi di tumore alla vescica in Europa“, ovvero un caso su 20, corrispondenti ad oltre 6.500 diagnosi della malattia in 26 paesi del continente, compresa l’Italia. Questo è il drammatico risultato di uno studio condotto del Barcelona Institute for Global Health appena pubblicato su Environmental Health Perspectives.
Tumore alla vescica: tra le cause l’acqua di rubinetto?
A detta degli esperti tra le cause del tumore della vescica potrebbe esserci l’esposizione a lungo termine a composti chimici noti come trialometani (THM, il più famigerato dei quali è il cloroformio) disciolti nell’acqua di rubinetto. Gli agenti cancerogeni si formerebbero come sottoprodotto dell’acqua disinfettata con il cloro.
L’acqua di rubinetto, oltre che bevendola, potrebbe esporci ad un maggiore rischio di tumore alla vescica anche attraverso il vapore emesso durante la doccia, il quale penetra nei pori della pelle o attraverso i bagni prolungati.
Ciò non deve affatto allarmarci in quanto non è stata ancora dimostrata una chiara relazione di causa-effetto: l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer – IARC) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato due dei trialometani, cloroformio e diclorobromometano, nel gruppo 2B, cioè delle sostanze “possibilmente cancerogene”, per le quali esistono ancora limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani che negli animali.
Ricordiamo che il 70% dei casi di tumore alla vescica vede il fumo di sigaretta tra i principali fattori di rischio.
Tuttavia ricerche precedenti avevano già trovato un’associazione tra THM e tumore alla vescica, ma questa è la prima volta che uno studio stima la possibile entità del problema.
Lo studio
Gli scienziati, tra i quali due Italiane dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Elena Righi e Gabriella Agazzotti, hanno analizzato i livelli di THM nell’acqua di rubinetto, nella rete di distribuzione e negli impianti di depurazione delle acque di 26 Stati UE (esclusi Bulgaria e Romania per insufficienza di dati) tra il 2005 e il 2018, inviando questionari agli organismi responsabili della qualità delle acque nazionali. Per rendere le stime maggiormente accurate, i ricercatori hanno anche consultato altre fonti, tra cui dati raccolti online, relazioni e letteratura scientifica.
Il livello medio nell’UE di trialometani è risultato di 11,7 microgrammi per litro (il limite europeo per alcuni di questi è di 30 microgrammi per litro).
Incrociando tali dati con quelli riguardanti l’incidenza del tumore alla vescica, i ricercatori hanno potuto stabilire che il 5% di tutti i casi di tumore alla vescica registrati in Europa (un caso su 20) siano da collegare dall’acqua di rubinetto contaminata. Ma esistono notevoli differenze tra i paesi membri dell’UE.
L’analisi ha suggerito che Cipro presentasse in proporzione la percentuale più alta, con circa un quarto delle diagnosi collegabili all’agente cancerogeno trialometano (23,2%). Al secondo posto Irlanda e Malta, dove si ritiene che uno su sei dei pazienti con tumore alla vescica (17% circa) lo abbia sviluppato a causa dell’esposizione all’acqua del rubinetto contaminata. Spagna (11%) e Grecia (10%) seguono questa triste classifica, che vede più in basso la Danimarca, con meno dello 0,1% dei casi di tumore alla vescica correlabili alla contaminazione dell’acqua con THM. In Olanda sarebbero solo lo 0,1% dei casi, in Germania lo 0,2%, in Austria e Lituania lo 0,4%.
Riguardo al numero di diagnosi della malattia Spagna e Regno Unito hanno registrato il maggior numero di casi annui di tumore alla vescica, potenzialmente collegati al trialometano disciolto nell’acqua di rubinetto, rispettivamente 1.482 e 1.356.
In totale, i ricercatori hanno stimato che 6.561 casi di tumore alla vescica all’anno nell’Unione europea siano attribuibili all’esposizione al THM .
In Italia situazione molto positiva
In Italia il valore medio di trialometani disciolti nell’acqua di rubinetto è di 3,1 microgrammi per litro. Si è stimato che 336 casi annui di tumore alla vescica (l’1,4% ), sui quasi 30 mila che si verificano ogni anno, potrebbero dipendere da questi composti cancerogeni.
“In Italia la situazione è decisamente positiva: la qualità delle nostre acque è estremamente buona e la disinfezione induce una formazione di concentrazioni molto limitate di questi prodotti, tanto che abbiamo potuto adottare un valore guida molto più basso di quello che è consigliato dalla Unione europea (100 microgrammi per litro, ndr) e adottato da molti paesi europei”, spiega Elena Righi, Professore associato di Igiene generale e applicata, epidemiologa ambientale che si occupa da anni dello studio dei potenziali effetti sulla salute legati ai sottoprodotti della disinfezione. “Circa il 99% dei campioni riporta valori inferiori ai 15 microgrammi per litro”. (fonte intervista repubblica.it).
2.868 casi annui di tumore alla vescica potrebbero essere evitati
Sebbene in Italia le acque siano piuttosto sicure e le prove sulla cancerogenicità dei trialometani risultino scarse, i dati di questo studio invitano a riflettere su quanto ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo possa fare la differenza tra malattia e salute. “Negli ultimi 20 anni, sono stati fatti grandi sforzi per ridurre i livelli di trialometani in diversi paesi dell’Unione europea”, afferma uno degli autori dello studio, il prof. Manolis Kogevinas.
“Tuttavia, i livelli attuali in alcuni paesi potrebbero ancora comportare un notevole onere per il cancro alla vescica, che potrebbe essere evitato ottimizzando il trattamento delle acque“. Se nessun paese superasse l’attuale media dei limiti UE per i trialometani nell’acqua di rubinetto, potrebbero potenzialmente essere evitati 2.868 casi annui di tumore alla vescica.
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